Il blogging non è morto e continua ad essere uno dei principali strumenti usati dai marketers, mentre Facebook accusa la prima battuta d’arresto.
Il Social Media Marketing Industry Report 2014, rilasciato da Socialmediexaminer, descrive le modalità con cui i marketer intendono programmare la modifica del proprio approccio agli strumenti digitali e social, andando a delineare le statistiche per cui si prevede un incremento dell’utilizzo e degli investimenti, piuttosto che una riduzione degli stessi.
Il report effettua un’analisi settoriale per ciascuno strumento, andando a delineare dati ben evidenti.
In prima posizione della graduatoria stilata troviamo a sorpresa il Blogging (approfondimento), per il quale circa il 68% dei marketers prevede un incremento dell’utilizzo. In particolar modo emerge un interesse ancora più consistente nei confronti del blogging da parte dei marketers impegnati nelle attività di B2B (business to business) per i quali la volontà di incrementare l’utilizzo si attesta al 73%.
Non irrilevante è invece la porzione del 14% che dichiara di non aver alcun interesse ad utilizzarlo, tanto quanto il 16% che prevede, invece, una stabilizzazione delle attività.
Youtube registra una lievissima flessione per la prima volta dal 2011, collocandosi nella seconda posizione. Tuttavia si confermano statistiche molto simili alle precedenti, per cui il 67% dei marketer annuncia di voler incrementarne l’utilizzo.
Quanto a Twitter il dato è sorprendente. Sebbene si registrino evidenti problemi in terimini di viralità (approfondimento), si stima che il 67% dei marketers incrementerà l’utilizzo del social dei 140 caratteri, in aumento del 3% rispetto alle rilevazioni dello scorso anno, quando si posizionava alla 5° posizione della stessa graduatoria.
Segue alla 4° posizione l’importante exploit di Linkedin. La quota del 64% di marketers che programma di incrementare le attività sul social noto per la particolare predisposizione al social recruiting (approfondimento), è data da un importante 77% di chi opera in regime di B2B a fronte di un 54% di Business to consumer.
Infine, alla 5° posizione si trova la vera e propria anomalia di questa analisi. Viene definito un “declino” quello di Facebook, che vede, finora, la fetta più ampia di addetti ai lavori che decidono di attuare un decremento delle attività: il 7%.
Elemento in assoluta controtendenza, invece, è l’esigua porzione di marketers che dichiara di non aver alcun piano di utilizzarlo, che si attesta solo al 4%. In buona sostanza Facebook continua ad essere la più vasta platea esistente sul web, che inevitabilmente dispone del maggior numero di utenti, e quindi di marketers, impegnati ad utilizzarla, sebbene le proiezioni future non siano delle più rosee.
Il declino è probabilmente dovuto alla trasformazione graduale e costante del social in un paid media (approfondimento), che comincia ad allontanare coloro che avevano deciso di investirvi capitali umani ed economici per supportare le performance aziendali. Considerevole anche il dato che riporta che 1 utente su 4 (26%) non programma alcuna variazione delle attività (“stay the same”) probabilmente frenato dalle problematiche di cui sopra.
Seguono Google+ e Pinterest, che rispetto ai più illustri predecessori affrontano ancora problemi di diffusione, nonostante l’enorme spinta in termini di analisi di dati da parte di Google (approfondimento) e l’importante crescita del social visual descritta nel precedente articolo. I due social contano rispettivamente il 21% e il 31% di utenti che non hanno, attualmente, alcun interesse ad utilizzarli.
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