Twitter e Facebook, due modi di dire “grazie”

Grazie!
Sembra sia ormai la parola d’ordine di questo novembre sui social media.

Facebook e Twitter hanno tutto a un tratto deciso di interessarsi a questa formula magica che lega il mondo. Un’attenzione smodata per la parola “grazie” e per i vari modi di interpretarla e formularla.

Il social dei cinguettii da 140 caratteri, facendo esplicito riferimento al giorno del ringraziamento, regala ai propri utenti un’infografica che mappa i vari modi di esprimere il proprio grazie sulla piattaforma.
C’è chi dice grazie a “te”, alla vita, alle persone, a Dio, all’amore e via dicendo.
Segue una carrellata di “grazie” twittati. Si apre con Alicia Keys, passando per Paulo Coelho e LeBron James.
Una linea illustre e traversale di ringraziamenti.

infografica ringraziamento twitterDiciamoci la verità, il giorno del ringraziamento sembra un po’ un pretesto. Anche perché avrebbe avuto più senso effettuare l’analisi sul periodo specifico del ringraziamento, magari su più anni, invece che su un lasso di tempo di dubbia rappresentatività come quello che intercorre tra gennaio 2014 e oggi.
Da questo punto di vista, volendo utilizzare un parolone, si potrebbe considerare più sensata l’idea di Facebook.

Il social di Mark Zuckerberg, probabilmente il primo contagiato dalla grazie-mania, ha annunciato e lanciato una feature che consente di creare facilmente un video, indirizzato a un determinato utente, sulla base di un paio di format prestabiliti, accingendo a una quantità di contenuti archiviati dalle interazioni con l’utente stesso.
Parliamo di due format assolutamente diversi.
Qui un esempio:

Nel caso di Twitter possiamo parlare di uno stimolo, non di più, basato sulla rilevanza degli influencer ed evidentemente su una tendenza rilevata in un dato periodo.
Su Facebook parliamo di uno strumento, destinato a perdurare e a creare una nuova, ulteriore, tipologia di interazione. Ennesima dimostrazione della volontà del social di Mark Zuckerberg di spingere sui contenuti visuali video, già favoriti dall’autoplay.

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Un ulteriore aspetto da considerare è la tipologia di interazione che va a crearsi.
Entrambi i social rispettano i propri cardini. Nel caso di Facebook si mira ad una comunicazione interprersonale, con un destinatario ben preciso, verso una personalizzazione estremizzata.
Nel caso di Twitter il destinatario potrebbe non esistere, o comunque non essere un utente, andando ad incrementare gli spazi di discussione che si creano sulle tendenze rispettive a determinate keyword, più che conversazioni.

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Grazie!

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