Fine del click baiting. Lasciatemelo dire: era ora!
Facebook ha finalmente notato, o ha solo finalmente deciso, di mettere la parola fine ad una delle bad practices più fastidiose intrattenute sui propri spazi digitali.
L’annuncio arriva direttamente dalla newsroom ufficiale del social.
Ben coscienti della migliore esposizione ed indicizzazione dei contenuti visuali (foto in particolar modo) gli uomini di Facebook sono andati ad analizzare gli utilizzi che se ne fanno in maniera molto diffusa.
Emerge la tendenza (neanche troppo difficile da individuare) di pubblicare contenuti in formato fotografico, allegando a questi delle didascalie che poco riferiscono rispetto al contenuto del link che si va a pubblicare, nel chiaro intento di “costringere” o, in un certo senso, esortare il lettore a cliccare per conoscere l’informazione e decidere se questa interessi veramente o meno.
Inizialmente è stata una pratica condotta da blog di basso profilo, a caccia di click e attenzioni. L’elemento è diventato particolarmente spinoso quando questa pratica decisamente poco lodevole (tra i principi del giornalismo la chiarezza non è mai stata messa in discussione così tanto) quando è diventata di comune uso anche negli ambienti più nobili dell’editoria e della politica.
Il format è più o meno questo:
“Incredibile! Scopri cosa è successo…” www…
Solo per fare un esempio: Beppe Grillo, con la sua pagina che risulta essere una delle più attive e seguite d’Italia, è solito utilizzare questo sistema. Stesso discorso per il corollario di fanpage riferibili al movimento politico.
I risultati sono facilmente individuabili, al di là della notorietà del soggetto politico, i numeri di click, like, condivisioni e commenti è assolutamente positivo.
Più o meno questa la forma per massimizzare le performance.
Il contenuto fotografico garantisce esposizione e facilità di interazione (like più facili). La didascalia poco esauriente induce l’utente a cliccare. I toni, solitamente esaltanti, se non allarmanti, fanno il resto.
La pratica del click baiting non sarà abolita o vietata. Volendo, si potrà continuare ad utilizzarla, ma Facebook ne ridurrà drasticamente l’esposizione e la possibilità di inquinare il news feed degli utenti con tali pubblicazioni.
L’80% del campione utilizzato da Facebook per effettuare queste rilevazioni ha dichiarato di preferire contenuti che informino sin dal titolo su ciò che si intende veicolare attraverso i post.
Cambia il criterio di indicizzazione organica dei contenuti, che assumerà una conformazione più user oriented, dove prima era unicamente organizzata sul criterio della tipologia.
Facebook andrà ad analizzare i tempi di lettura rispetto ai click in questione. Dove verrà individuata una consistente frequenza di rimbalzo (click e chiusura del link in breve tempo) sarà facile individuare click baiting e dedurre che il contenuto risulta poco interessante, con l’unica funzione di essere un’esca da click.
Non è prevista una data specifica di inizio di queste operazioni. Probabilmente sono già in corso e chi fa uso di click baiting farebbe bene a riparare, con l’auspicio che la soluzione non sia quella di trovare un ulteriore, fastidioso, rimedio che risulti altrettanto noioso e poco dignitoso.
Segui gli aggiornamento sui profili social e condividi se l’hai trovato interessante.
Ottimo…era ora!
Anche perché spesso ci si ritrovava soprattutto noi del mestiere a dover adottare tali pratiche per non essere sommersi dalla concorrenza più audace.
Ben venga invece la trasparenza e l’utilità reale.
Unica amarezza: la colpa del successo di tali pratiche è dovuto più che altro alla mediocrità comportamentale media degli utenti.
Occorre impegno da ambo le parti. Se queste pratiche saranno, come annunciato, insabbiate sarà tutto più semplice. Speriamo bene.
Grazie per la lettura e il feedback.