L’highlander del web è il messaging.

Highlander di un messaging!
Le realtà digitali, per mezzo delle quali gli utenti si relazionano, hanno vissuto mutamenti costanti e febbrili negli ultimi anni, portando avanti, però, delle costanti difficili da scalfire.

Sono cambiate le piattaforme social, che sono passate dall’essere delle vetrine poco interattive a luoghi di cooproduzione di valore, quale può essere una qualunque fanpage attuale di Facebok.

Al tempo di Myspace, ormai dinosauro del web che un tempo ha fatto le fortune di artisti come Mika e Lily Allen, gli utenti disponevano di una pagina sulla quale pubblicare i propri contenuti, che tuttavia offrivano (quasi) la possibilità unica di consultazione.

Oggi ciascun utente ha la possibilità di commentare e la discreta potenzialità di valorizzare o, in un certo senso, compromettere il valore di tutto ciò che viene pubblicato sui social media.

Si tratta di svolte radicali, che tuttavia non intaccano l’elemento che è il punto cardine dell’interazione: la conversazione.

La conversazione avviene, ovviamente, per mezzo degli strumenti di messaging, al tempo noti come chat, termine che è andato lentamente in disuso.

Ai primi rudimentali, seppur funzionali, software come Icq, C6, o il più astruso mIRC, unitamente alle migliaia di chat ospitate dai siti, seguì il famosissimo MSN Messenger.

Live Messenger o Msn Messenger, uno dei più famosi servizi di messaging, dismesso dopo la diffusione di Facebook

MSN Messenger ha probabilmente rappresentato uno dei primi albori della sfera social, offrendo agli utenti la possibilità di aggiungersi in maniera consapevole e non casuale, oltre a diffondere, quasi al termine della propria esistenza, dei primi spazi personali, assimilabili ai blog, denominati “spaces“, che approcciavano l’utilizzo delle ormai diffusissime notifiche rispetto alle interazioni esterne.

Un vero e proprio spartiacque, che non ha evidentemente ricevuto tributo di quanto promosso.

La “morte” di MSN Messenger (Live Messenger per chi l’avesse conosciuto solo agli sgoccioli) è da molti attribuita a Facebook.

Il social network di Zuckerberg, catalizzatore di ogni genere di interazione, messaging compreso, ha lentamente spostato l’utenza all’interno dei propri confini, conducendo Microsoft (detentore di Live Messenger) alla ,probabilmente nefasta, idea di acquisire Skype fondere i due servizi, concendo l’acquisizione degli utenti di MSN a chi volesse conservarne l’account.

Sarebbe stato probabilmente più semplice investire in una app mobile (che esisteva e funzionava molto molto male) di Live Messenger stesso.

Il risultato è stato pressocché disastroso. Skype dispone di una messaggistica sicuramente più snella ma evidentemente meno coinvolgente di Live Messenger. Offre pressocché lo stesso servizio di videochatting e vive di contiui problemi tecnici, tra moltiplicazioni di contatti e latenze degne delle antiche connessioni 56k in materia di chatting.

Poco meno di un flop.

In questa sorta di brand extension da parte di Skype si è cercato di catalizzare utenti dal “lato” della messaggistica, probabilmente trascurando l’evoluzione del proprio punto di forza, individuabile nelle videoconferenze, che nel frattempo hanno visto grandi migrazioni su nuovi servizi, ancora una volta integrati in piattaforme più ampie, come Hangout di Google.

La fine di Live Messenger sembrava dovesse coincidere con la fine del messaging come fenomeno isolato ed autosufficiente. La messaggistica sembrava destinata a diventare un fenomeno marginale e corollario delle attività social che tanto ci piacciono.

Cosa è accaduto? Alla diffusione inarrestabile dei device mobili è seguita una tendenza, interessante e per certi versi inspiegabile. La messaggistica è tornata, come entità primaria, prepotentemente.

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WhatsApp, Snapchat, Line e simili hanno iniziato a guadagnare enormi fette di mercato.

I grandi social hanno cominciato ad interessarsi a questa fiamma di ritorno, provvedendo ad acquisizioni esose e rivalutazioni delle strategie.

Lo stesso Facebook ha investito in Facebook Messenger: un’applicazione esterna ed esclusiva per la messaggistica, proprio in virtù dell’individuazione di ampi margini di miglioramento in termini di engagement.

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Accade così che anche social che possano presumibilmente ritenere le proprie posizioni esuli da queste necessità cominciano ad aprire all’interazione tra gli utenti attraverso il messaging.

E’ il caso di Instagram, campione dell’engagement in virtù delle poche ma efficacissime meccaniche, che consentono una diffusione di interazioni tra utenti ad una velocità abnorme.

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Ultimo a cavalcare l’onda lunga del messaging è Pinterest.

Il social che sta guadagnando terreno a grandi passi rispetto a tutti i concorrenti, o meglio colleghi, ha recentemente implementato la possibilità di scambiare messaggi tra gli utenti, garantendosi quindi ulteriori forme di relazioni sulla propria piattaforma.

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Le recenti novità che hanno portato Pinterest ad imporsi come una delle prime realtà social prestate all’e-commerce (seguita da Twitter e Facebook), unitamente alla possibilità di interloquire con gli utenti, potrebbero condurre anche il social a valutare la possibilità di aprire a scenari di social crm, per mezzo dei quali le aziende potrebbero ottenere dal social un servizio efficace e onnicomprensivo.

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I social, in buona sostanza, dispongono quasi tutti delle stesse features, ma ho l’impressione che la differenza sostanziale sia nella strategia con cui sono implementate.
Pinterest sembra aver scelto il giusto ordine e la giusta direzione.

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