Il vincitore di Sanremo 2016 è il second screen

Sanremo 2016 si avvia alla conclusione.
L’evento social italiano per eccellenza ha registrato, ancora una volta, numeri da capogiro in termini di  interazioni sulle varie piattaforme, oltre che una straordinaria copertura mediatica da parte degli organi di  informazione online, che fino agli ultimi sgoccioli si contenderanno gli onori dei posizionamenti di lusso sui motori di ricerca.
Senza entrare nel merito della competizione, con le diverse canzoni in gara e una scuderia di cantanti che recitano, anche, un ruolo da protagonisti sulla scena social, credo si possa proclamare l’unico vero vincitore indiscusso.

Il second screen ha vinto Sanremo 2016

Sì, perché se si potrà sindacare sulla bontà del brano vincitore, non si potrà fare lo stesso per ciò che è innegabile.
Il second screen, definizione che inizio a detestare perché porta con sé un’accezione di subordinazione che inizia a smettere di essere realistica, ha messo piede all’Ariston in maniera prepotente.
Numeri altisonanti su Twitter, sempre più considerato sull’orlo di un precipizio, che per l’occasione riesce a registrare più di 400mila interazioni solo all’hashtag ufficiale nella prima serata.
Segnale che le persone amano commentare ciò che accade in tv sui canali social, più del solito.

Tutti seguiamo lo stesso show, ma non tutti vediamo le stesse cose.

Nel caso sopracitato parliamo solo della crescita di un fenomeno consolidato.
Come non citare Mentions, strumento ormai di dominio dei personaggi pubblici, che hanno accompagnato il proprio pubblico ben oltre lo spazio riservato dal palcoscenico, con continue dirette pre e post esibizione, che sovvertono inevitabilmente l’esperienza di ogni telespettatore.

Finalmente consumattori

Il termine consumattore fa tanto manuale di marketing ma, a differenza delle pagine che ti sarà capitato di leggere all’università, il concetto si rende oggi più che mai tangibile.
Molto interessante è il viaggio che il second screen sta facendo verso lo scardinamento delle dinamiche televisive.
Prendiamo il caso dei The Jackal, team ironico e irriverente che spopola su Facebook (e ormai anche protagonista di diversi spot), che riesce a mettere piede a Sanremo, spingendo gli artisti a pronunciare frasi al termine delle proprie canzoni, per la gioia delle migliaia di sostenitori che seguono la kermesse prima online e poi in tv,  in un continuo rimpallo di schermi, con i nuovi device a giocare (proabilmente) il ruolo da “primo”.
Così come primario è stato il ruolo dei social nel rispolverare la notorietà di una rediviva Cristina D’Avena, 260mila fan su Facebook e ospite d’eccezione dell’ultima puntata.

Il second screen non è il futuro, è il presente in fortissima evoluzione

Per ritornare alla mia reticenza verso la definizione di “second screen”, forse sarebbe il caso di (ri)cominciare a parlare di doppio schermo.
L’esperimento di doppio schermo, inteso come possibilità di guardare due cose su una sola tv, è stato finora congegnato (e parzialmente bocciato) per il suo essere poco pratico, molto costoso e abbastanza alienante.
C’è oggi un doppio schermo, inventato e costruito dagli utenti, che è direzionato ad un unico show, ma che diverte il pubblico rendendolo spettatore attivo  e suggerendo nuove strade alla TV che è ben lontana dall’essere messa in soffitta, specie se dimostra di saper fare listening.

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