Chris Messina, padre dell’ hashtag, ci parla del Social Listening

Social Listening è il nome di questo blog, nonché il filo conduttore di tutte le tematiche trattate.

L’analisi dei dati provenienti dalle piattaforme social rappresenta per lo scenario del digital marketing un ambiente dall’elevata attrattività.

Sebbene siano trascorsi ormai almeno 6 anni dalla diffusione dei social a cui siamo tanto affezionati, la questione dell’analisi dei dati è sempre primaria, anche in virtù del fatto che le piattaforme, annusata l’attenzione, offrono sempre più possibilità di effettuare social listening, fosse anche solo rimodulando le proprie strutture in modo da rendersi più “analizzabili”.

Un sintomo di tutto questo? La dilagante diffusione degli hashtag su larga scala.

Per entrare più a fondo nella tematica, alle illustri interviste già pubblicate su questo blog, si unisce quella che definirei una “voce di dentro”.

Ho l’onore di riportarvi questo scambio di battute avuto con Chris Messina, inventore degli hashtag ed ex sviluppatore degli ambienti social di Google, già protagonista di un recente post in cui parlava delle criticità di Google plus.

chris messina toughts on social listening - intervista a chris messina sul social listening

Finora si è parlato di social listening da un’ottica, per così dire, esterna. Ho avuto modo di discuterne con Vincenzo Cosenza di Blogmeter, Joe Pulizzi dal Content Marketing Institute di New York e Michele Tesoro-Tess di Reputation Institute Italia, per scovarne l’appeal che nutre negli ambienti di analisi, content marketing e reputation management.

Con Chris Messina ho avuto la possibilità di conoscere l’interesse che il Social Listening detiene nei confronti di chi le piattaforme le possiede, le implementa e le struttura.

Ma veniamo alle domande:

Mr. Messina, cosa pensa del Social Listening come tecnica di individuazione delle issues degli utenti sui social media e pianificazione delle attività?

Si tratta di una parte essenziale della strategia di qualsiasi società che intenda offrire supporto ai propri interlocutori in maniera proattiva e completa.

I social media sono interessati a consentire l’analisi dei dati?

Se si intende a terzi, probabilmente non molto. In linea di massima non senza un accordo e non senza scambi di denaro. Twitter ha incoraggiato lo sviluppo di analytics app per la sua piattaforma, ma occorre comunque stabilire degli accordi onerosi per accedere allo streaming (firehose) e agli archivi. Non sono sicuro che accada lo stesso per le altre piattaforme.

In tal senso, crede che le piattaforme siano interessate a migliorare i pannelli insights con metriche più specifiche?
Si, ma preferiscono sviluppare tutto ciò all’interno.


Ritiene che piattaforme come Facebook, Google plus, Twitter, Pinterest etc. siano adatte alle attività di social listening (nelle proprie specificità tecniche si intende)?

Assolutamente si. Che si tratti di menzioni di brand, contenuti taggati con hashtag rilevanti, o conversazioni su argomenti associati ai settori di interesse,i brand possono imparare a conoscere molto su cosa propri clienti o potenziali pensano e dicono su queste piattaforme.

Quale crede sia la miglior piattaforma per le attività di social listening? Twitter per il meccanismo snello e intuitivo; Facebook per la grande “popolazione”; Google plus per le integrazioni con tutti i servizi di Google o altri?

Ciascuna piattaforma ha i suoi punti di forza e propri usi. Nello specifico Twitter, Google plus e Facebook tendono ad attrarre contenuti simili o comunque a condividere esperienze di base simili. Da questo punto di vista vale la pena non trascurare i social media visuali come Vine, Youtube e Instagram.

Offrire una piattaforma che si presta bene alle attività di analisi può essere un vantaggio competitivo?

Assolutamente sì. Migliore sarà la comprensione dei media, e dei contenuti che li “attraversano”, e migliori questi stessi saranno.

In conclusione: lei è l’inventore degli hashtag. Gli hashtag probabilmente rappresentano il punto di partenza del social listening o comunque dell’analisi dei social media. A che punto crede sia il ciclo di vita della sua creatura?


Non credo siano il punto di partenza dell’analisi social. Certamente ci è voluto un po’ perché le persone si avvicinassero ai social media, ma questa è storia che inizia sin dai primi anni di internet, tornando ai tempi di AOL e Prodigy. L’hashtag è solo una recente innovazione che colma il divario tra i più canali dei social media. Io non credo che sia alla fine del suo ciclo di vita, come non lo è l’e-mail. L’hashtag probabilmente diventerà meno “romanzesco”, ma certamente non vedo il suo utilizzo diminuire. Al contrario li vedo ovunque!

Segui Social Listening sui social e condividi se l’hai trovato interessante.

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